Il ritiro americano costringe l’Italia ad un maggiore attivismo nel Mediterraneo

 

Di Carlo Pelanda (26-5-2009)

 

Comincia ad essere visibile il disingaggio degli Stati Uniti dal ruolo di governatore del pianeta. Bush voleva già iniziarlo nel 2001 applicando, in contrasto con l’interventismo globale di Clinton, la dottrina dell’Interesse nazionale teorizzata da Scowcroft e formalizzata da C. Rice (Foreign Affairs, aprile 2000): gli Stati Uniti si sarebbero occupati direttamente solo dei problemi più grossi lasciando agli alleati o ad organizzazioni multilaterali regionali la gestione di quelli locali, mantenendo comunque il potenziale per interventi militari istantanei in tutto il pianeta. L’attacco del settembre 2001 impedì tale semiritirata. Ma Bush la riprese dal 2005 in poi, occupandosi solo di Iraq e Afghanistan e mollando il resto. L’America non ha per genetica politica vocazioni imperiali, è diventata Impero inintenzionale durante la Guerra Fredda, potenza globale egemone per default di altre dal 1989 al 2000, di nuovo imperiale dal 2001 al 2008 per dimostrare la volontà di punire chi la attacca, ma ora da Impero ha interesse a diventare Regno per ridurre i costi. McCain aveva colto il pericolo di lasciare un vuoto di governo nel mondo e aveva proposto una Lega delle democrazie che svolgesse funzioni condivise di governance globale. Ma ha perso le elezioni. Obama non ha pensiero proprio, risponde ad un elettorato protezionista e isolazionista, e ha trovato comodo applicare la dottrina di Bush pur travestendola con nuovismi. Non si ritirerà subito dai teatri dove l’America è già ingaggiata, ma mollerà il resto. Vedremo in prossime puntate come, quanto e quando, ma in questa è rilevante segnalare che il ritiro americano crea problemi ed opportunità per l’Italia.

Nel Mediterraneo l’America sarà meno presente. Sarkozy sta tentando di rendere la Francia l’alleato a cui l’America deleghi il controllo dell’area. La Germania sta stringendo relazioni fortissime con la Russia. La Francia, inoltre, ha il progetto di controllare Spagna ed Italia per bilanciare il potere intraeuropeo della Germania. Senza la copertura forte dell’America l’Italia rischia di essere marginalizzata nella propria area di interesse vitale. La politica estera italiana, tradizionalmente abile, recentemente ha perso colpi nel nuovo scenario, segno che deve essere ripensata. La rubrica suggerisce: (a) bilaterale di ferro con l’America (che di Sarkozy non si fida) per ottenere deleghe; (b) contenimento delle ambizioni francesi con l’obiettivo di portare a Roma la capitale di una nuova alleanza mediterranea, Russia inclusa, con supporto remoto americano; (c) più spesa militare. Il resto a porte chiuse, ma la Farnesina si svegli.  

Carlo Pelanda